​Etichette del vino come le sigarette?

 
L’Europa si divide in due di fronte al via libera ottenuto dall’Irlanda da Bruxelles: ora Dublino può adottare la normativa che equipara di fatto gli alcolici alle sigarette. Leggeremo quindi sulle bottiglie irlandesi frasi come “l’alcol provoca malattie del fegato” oppure “alcol e tumori sono collegati in modo diretto”. E dopo l’Irlanda altri paesi potranno seguirne l’esempio, creando una frammentazione nel mercato interno europeo.

La norma è stata notificata a giugno da Dublino a Bruxelles, che - con il periodo di moratoria che è scaduto a fine dicembre 2022 - ha confermato che le autorità nazionali possono ora adottare la legge. La commissaria per la salute e la sicurezza alimentare, Stella Kyriakides, il 10 gennaio scorso, ha preso una posizione netta e scritta: “Il piano europeo di lotta contro il cancro ha annunciato l’intenzione di adoperarsi per introdurre avvertenze sanitarie sulle etichette delle bevande alcoliche”. La direzione che si vuole prendere è quella di proporre l’etichettatura obbligatoria dell’elenco degli ingredienti e della dichiarazione nutrizionale per le bevande alcoliche.

Ciò che è stato concesso all’Irlanda - dove il consumo elevato di alcolici è un problema nazionale - costituisce quindi un precedente che sarà impossibile da ignorare e che ha creato una cesura netta, sono infatti 9 i paesi UE che immediatamente si sono schierati contro questa decisione, tra questi in prima linea l’Italia, la Francia e la Spagna, tra i principali produttori europei di vino. Inoltre, comprensibilmente allarmato è tutto il mondo agroalimentare italiano.

Il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida ha così commentato: “La decisione della Commissione Ue di consentire all’Irlanda di etichettare con alert sui rischi per la salute tutti gli alcolici, vino compreso, è gravissima e crediamo che dietro questa scelta si miri un’altra volta non a garantire la salute ma condizionare i mercati perché la spinta è venuta da Paesi in cui non si produce vino e in cui si abusa di superalcolici”. Se l’Irlanda non è tra i principali acquirenti di vino italiano, la preoccupazione è che altri paesi possano presto seguire il suo esempio creando una frammentazione in quello che dovrebbe essere un  mercato unico.

La critica degli “addetti ai lavori” verte sul fatto che non è il vino in sé ad essere dannoso quanto piuttosto l’abuso e l’utilizzo che se ne fa.

Ora rimangono poco più di 30 giorni affinché il via libera sia definitivo, l’Irlanda dovrà infatti essere autorizzata anche dall’Organizzazione mondiale del commercio. Non è ancora detta l’ultima parola: l’OMS potrebbe decidere di opporsi a questa decisione.
 
FONTI: ANSA E SOLE 24 ORE
 
 
 
 
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