Miele contraffatto: perché e come evitarlo

 
In questo difficile 2022 caratterizzato da una grave siccità, si è spesso parlato di un problema derivante dalla crisi climatica: la sempre più preoccupante moria delle api sottolineandone la possibile estinzione. Questa criticità, oltre a determinare gravissime perdite per i produttori di miele (non dimentichiamo a tal proposito che l’Italia è scivolata dal quarto al sesto posto in Europa), porta con sé un’altra preoccupante conseguenza: la contraffazione del miele, ovvero la vendita di miele diluito con vari zuccheri industriali, sciroppo di glucosio, derivati dal riso, dalla barbabietola e dal granturco.
Tale prodotto, vero e proprio fake, diffuso sempre più capillarmente, non solo risulta essere dannoso per la salute ma contribuisce drammaticamente al crollo delle vendite delle aziende di apicoltori in tutto il mondo perché chiaramente è impossibile competere con i prezzi stracciati proposti in primis dal mercato cinese che ricordiamo essere il primo produttore di miele nonché il primo esportatore mondiale, con le sue 543.000 tonnellate ovvero 1/3 dell’intera produzione terrestre. Inutile dire che la Cina non vieti la diluizione e anzi, sostenga i prodotti diluiti con una rete di aziende del distretto di Zhejiang, dove si trovano fianco a fianco quelle della lavorazione del miele e quelle delle produzioni di sciroppi di mais e riso.
Come fare quindi per distinguere un miele “vero” da uno contraffatto? Punto di partenza è sicuramente l’attenta analisi dell’etichetta ed in primis della provenienza del prodotto. Anche il costo del prodotto dovrebbe essere un campanello d’allarme piuttosto che un incentivo all’acquisto: chiaro è che se un barattolino di miele ha un costo di 1 o massimo 2 euro al chilo, quasi sicuramente sarà diluito e quindi di qualità inferiore rispetto a quello che ne costa 8 o 9. L'unico modo sicuro e affidabile per capire se il miele è puro o no sono test chimici di laboratorio, come quello del cromatogramma, tralasciando quindi tutti quei test “casalinghi” che ben poco hanno di sicuro, anche perché purtroppo, col passare degli anni, i produttori di miele contraffatto si sono ingegnati anno dopo anno per dar vita ad un prodotto che presenti sempre più caratteristiche similari a quelle dell’originale e quindi sempre più difficili da smascherare.
Andrebbero fatte le analisi, ma la questione non è così semplice sia per la complessità e varietà delle componenti del miele che per la difficoltà dei test per riuscire ad identificare i vari composti adulteranti. Manca infine, almeno per ora, una linea comune che faciliti gli esami, ancora troppo disomogenei tra un paese e l’altro, non esistono ancora un database e metodi condivisi che aiuterebbero a velocizzare le operazioni.
 
FONTI: IL FATTO ALIMENTARE E FOOD CULTURE
 
 
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