Lo “spaghetto quadrato” non è un marchio

Barilla vs La Molisana: scontro a colpi di spaghetti
 
 
Dopo quasi otto anni di battaglie legali, si è concluso lo scontro tra due colossi della pasta, La Molisana e Barilla.

Tutto è nato quando nel 2014 il pastificio di Campobasso ha inviato una diffida alla Barilla intimando di non utilizzare l’espressione “spaghetto quadrato” perché da loro era stato già registrato nel 2013 per contraddistinguere i propri spaghetti alla chitarra.

Nel 2016 il Tribunale di Roma ha però dichiarato nulla la registrazione del marchio «spaghetto quadrato» del pastificio La Molisana per mancanza di capacità distintiva e ritenendo così legittime e fondate le domande della Barilla.

Il noto pastificio di Campobasso, nato come laboratorio artigianale nel 1912, dopo aver perso la sua battaglia in Tribunale ha quindi fatto ricorso alla Cassazione, ma anche quest’ultima ha confermato la prima sentenza e con l’ordinanza 53 del 4 gennaio 2022, la Corte d’Appello ha considerato il marchio, anche se registrato nel 2013, non degno di tutela. Per la Corte territoriale la parola indica infatti solo un prodotto alimentare della tradizione italiana, lo spaghetto, riferendosi unicamente alla sua caratteristica non più cilindrica, ma nella sua forma più recente e moderna con la «sezione orizzontale quadrata», molto simile agli spaghetti alla chitarra e ai tonnarelli.

Ha avuto la meglio Barilla che sosteneva che l’espressione “spaghetto quadrato” non poteva essere considerato un marchio ma solo la denominazione generica di una pasta lunga a sezione quadrata. Non dello stesso parere era La Molisana, ritenendo invece di detenere il brevetto del brand che ben si sarebbe differenziato dai più comuni e diffusi “spaghetti alla chitarra” o “spaghetti a sezione quadrata”.

A nulla è valso per il pastificio molisano, secondo quanto riportato dal Sole 24 ore, neanche l’essersi appellata al “secondary meaning”, ovvero la cosiddetta secondarizzazione del marchio, che scatta quando il suo uso e la sua diffusione, “anche attraverso incisive campagne pubblicitarie, sono tali da assumere un significato preciso e identificare proprio quel prodotto presso i consumatori, malgrado la parola che lo compone sia solo indicativa di una qualità”. I giudici non hanno accettato questa ipotesi per l’esigua durata dell’uso, e per la debolezza del marchio “costituito da parole di uso comune ontologicamente collegate alla natura e alle caratteristiche del prodotto”.
Il marchio registrato da La Molisana, dunque, non è più valido.
 
 
FONTI: CORTE DI CASSAZIONE E SOLE 24 ORE
 
 
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