TRUMP RIDUCE I DAZI SU OLTRE CENTO PRODOTTI AGRICOLI: COSA CAMBIA PER I MERCATI INTERNAZIONALI

Donald Trump ha firmato un ordine esecutivo che rappresenta un’inversione significativa nella sua politica sui dazi agricoli: con effetto retroattivo al 13 novembre, vengono ridotte o rimosse le tariffe su oltre cento prodotti importati, in particolare su carne bovina, banane, caffè, pomodori, avocado, mango, noci e spezie. La Casa Bianca giustifica il provvedimento con l’obiettivo di contrastare il caro-vita e rispondere alle pressioni politiche dovute all’inflazione, sottolineando che molti di questi beni non sono prodotti negli Stati Uniti in quantità sufficienti da soddisfare la domanda interna.

Nonostante la riduzione, non tutti i dazi vengono cancellati: alcuni prodotti continueranno a essere soggetti a tariffe doganali, e in casi come quello dei pomodori messicani è confermato un dazio pari al 17%. Questa “retromarcia” è vista da molti analisti come una mossa più politica che economica, volta a placare l’indignazione dei cittadini per l’aumento dei prezzi dei generi alimentari.

Dal punto di vista internazionale, il provvedimento può attivare dinamiche complesse per il commercio agricolo: paesi esportatori come il Brasile, molto attivi nelle forniture di caffè e carne bovina verso gli Stati Uniti, possono beneficiare dell’allentamento tariffario, mentre le filiere europee, incluso il Made in Italy, potrebbero trovarsi ad affrontare una competizione più intensa. Per le imprese italiane del settore agroalimentare è dunque un momento cruciale: occorre valutare se la riduzione dei dazi Usa possa offrire nuove opportunità di export, ma anche prepararsi a scenari competitivi dove sarà essenziale puntare su qualità, tracciabilità e valore distintivo del prodotto.

In sintesi, la decisione di Trump segna un evidente tentativo di alleggerire il peso economico sui consumatori americani, ma al contempo apre nuovi scenari di mercato per gli operatori internazionali, richiedendo una riflessione strategica da parte delle aziende esportatrici europee e italiane.

FONTE: CORRIERE DELLA SERA, IL POST, IL FATTO QUOTIDIANO